Cefpas FlashNews 3 aprile 2019
Al CEFPAS la giornata di formazione sulla Piattaforma “Nodo di Smistamento degli Ordini (NSO)”
Si terrà al CEFPAS il 15 aprile, a partire dalle ore 10.00 presso la Sala Giovanni Paolo II, la giornata di formazione sul nuovo sistema denominato Nodo di Smistamento degli ordini (NSO), istituito con Decreto del 07/12/2018 presso il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.
La nuova piattaforma NSO gestisce la trasmissione, in via telematica, dei documenti informatici che attestano l’ordine e l’esecuzione di acquisti di beni e servizi tra gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale e tra i soggetti che acquistano per conto dei predetti Enti e i loro fornitori di beni e servizi.
L’iniziativa è promossa dall’Assessorato Regionale della Salute - DASOE - Servizio 3“Gestione degli investimenti”, in collaborazione col CEFPAS e il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Ad illustrare le principali caratteristiche e le modalità di funzionamento del Sistema NSO sarà il Dott. Pietro Paolo Trimarchi, Dirigente dell’Ufficio sviluppo e gestione applicazioni IT dell’Ispettorato Generale per l’Informatizzazione della Contabilità di Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze - Ragioneria Generale dello Stato.
Destinatari dell’evento formativo sono i responsabili delle Aziende del SSR designati per l’attuazione dell’ordinazione degli acquisti di beni e servizi in formato elettronico, i dirigenti delle Unità di Provveditorato, Facility Management, Farmacie territoriali ed ospedaliere, Economico-Finanziario, SIS, Controllo di gestione, i dipendenti che forniscono un contributo tecnico-operativo nei predetti processi, le Software House individuate da ogni Azienda per la gestione tecnica ed informatica del “Nodo”; gli operatori economici-tecnici individuati come “Intermediari” del Sistema Informativo.
La partecipazione è gratuita e su segnalazione dall’Assessorato Regionale della Salute - DASOE - Servizio 3“Gestione degli investimenti”. Per iscrizioni e informazioni è possibile inviare un’email a benieservizisalute@regione.sicilia.it
Bruna Insalaco, insalaco@cefpas.it
Conclusi ieri al CEFPAS i lavori del Convegno “I maltrattanti e la violenza di genere strategia per la prevenzione ed il contrasto”
Nel giorno in cui il revenge porn è diventato reato in
Italia, una foltissima platea ha partecipato al Convegno “I maltrattanti e la violenza di genere strategie per la prevenzione ed
il contrasto” in sala Garsia al Cefpas. Promosso dall’Assessorato regionale
della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e dal FORMEZ PA in
collaborazione con il CEFPAS e il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e del Ministero della Giustizia, il convegno è stato introdotto dal
saluto del direttore del CEFPAS Roberto
Sanfilippo e dal dott. Salvatore
Giglione Dirigente generale dell’Assessorato della famiglia, che ha immediatamente
portato l’attenzione sull’importanza del ruolo della relazione tra le agenzie
educative primarie e secondarie territorio come garanzia del rispetto delle
differenze di genere e delle differenze sociali e sulla necessità di ripristinare
la necessaria dialettica finalizzata ad incidere positivamente sul processo
evolutivo del minore e sulla prevenzione della violenza e del femminicidio.
Il neo assessore Antonio Scavone citando Camus nel
riferirsi ai recenti fatti di Catenanuova, ha descritto il progetto attualmente
in fieri condotto in collaborazione con il FORMEZ PA – coordinatore dei
programmi la dott.ssa Valeria Spagnuolo -
e rivolto agli alunni delle scuole primarie e secondarie per la prevenzione
della violenza di genere, ha ringraziato il parterre eterogeneo dei relatori convenuto
per l’occasione e attivo sul territorio, ha citato l’apertura dei 31 sportelli
di ascolto nelle scuole per la prevenzione e il contrasto alla violenza e ha
ricordato come la Sicilia, in quanto terra di civiltà, abbia il compito di
darne un forte esempio in termini di condotte elettive per prevenire e
contrastare crimini così efferati nei confronti dei minori e delle donne. D’impatto
il focus sull’importanza della formazione per la prevenzione di Pier Sergio Caltabiano, direttore della
formazione del Cefpas che ha detto: -“Noi possiamo agire con una formazione a
livello di contesto, a livello comportamentale, a livello di capacità individuali
ma il problema va oltre, tocca il livello valoriale, occorre una formazione sui
perché. I nostri sistemi valoriali e comportamentali maturano dai 18 mesi ai 7
anni di vita. Ecco perché bisogna partire dalla Scuola Primaria. Stiamo facendo
tutto quello che è giusto? Ancora non ci sono i risultati attesi ed è per
questo bisogna cambiare paradigma. Le persone che compiono comportamenti
aberranti occorre siano criticati in modo forte da parte dei congeneri oltre
che dal mondo femminile. La critica forte e strutturata da parte del mondo
maschile - ha concluso Caltabiano - può
avere un impatto molto elevato, unitamente all’applicazione del diritto e degli
interventi trattamentali a tutti gli altri livelli. La stigmatizzazione deve
avvenire da un mondo simile allo stesso mondo che deve importare quel
cambiamento. I corretti stili di comportamento vanno adottati soprattutto a
livello valoriale. È necessaria una nuova leadership cognitiva e valoriale che
contribuisca a costruire un mondo a cui le persone desiderano appartenere. Bisogna migliorare e per migliorare bisogna
cambiare”. Anche il prof. Carlo Alberto
Romano criminologo dell’Università degli Studi di Brescia ha espresso
accordo rispetto alla dimensione culturale di riferimento degli interventi. “La
fenomenologia del femminicidio - ha
detto il prof. Romano - è un tema sul quale occorre fare diverse riflessioni.
L’onda mediatica utilizza concetti di tipo emergenziale opportuni per riportare
l’attenzione sul tema ma che tuttavia non rendono l’idea del contesto. La Società
Italiana di Criminologia sostiene da anni ormai che il femminicidio non sia
un’emergenza in Italia perché è un fenomeno presente e radicato nella nostra
cultura e individuare nella matrice culturale il il luogo in cui collocare gli
interventi di tipo trattamentale dà senso e scopo agli stessi interventi.
L’approccio più corretto è quello della rete, in grado di coinvolgere tutti gli
attori, dai centri antiviolenza agli istituti penali che lavorano insieme per
incidere su questo tema, come ci chiede la Carta di Instanbul. Piuttosto che
sui numeri e la comparazione con altri Paesi, è fondamentale che tutti insieme
si abbia contezza che il problema è culturale e che va approcciato dal punto di
vista educativo. Nuove connotazioni della nostra società, come la multietnicità,
riporta al fatto che lo stesso agito può avere significati diversi, il che
corrobora l’importanza della matrice culturale e il lavoro di rete. L’uomo che
perpetra violenza su una donna è un uomo che considera la donna a sua diposizione
e di sua proprietà e che quando sente la donna sottrarsi a questa disponibilità
decide di disfarsene passando all’annientamento. Strategie operative, a mio
avviso – ha concluso il prof. Romano - dovrebbero essere implementate su due fronti:
da una lato gli Enti locali dovrebbero avviare tavoli progettuali che
consentano a tutti gli attori della rete di realizzare interventi sul
territorio e dall’altro l’aspetto scolastico con strette collaborazioni con l’Ufficio
scolastico territoriale e la co -progettazione con le dirigenze scolastiche”. Il prof. Paolo Giulini, criminologo e responsabile e promotore
dell’ “Unità
di trattamento intensificato per gli autori di reati sessuali – UTI” nella casa
di reclusione di Milano Bollate ha descritto le modalità di intervento
nell’ambito della prevenzione
primaria e secondaria e del trattamento dell’uomo violento in famiglia. “L’uomo
che intraprende condotte violente - ha spiegato Giulini – è supportato dai miti
del machismo ma il motore che attiva le potenzialità violente sta nello psichismo
del soggetto, nelle relazioni patogene primarie, nella violenza assistita che
spesso è alla base dello sviluppo di questi soggetti. Incide molto la fragilità
psichica nello sviluppo di questi soggetti. La nostra esperienza ci conduce a
far sì che l’intervento sia multidimensionale e integrato, nel senso che
bisogna tenere in considerazione la dimensione della cultura, dello psichismo,
fornire al soggetto la possibilità di riconoscere gli aspetti del proprio
funzionamento che sono carenti dal punto di vista della relazione con l’altro,
soprattutto per quanto riguarda l’empatia. L’uomo violento non riesce a dire e
a contattare se stesso sul piano emotivo interno e l’unica possibilità che ha è
agire e scaricare sulle persone più prossime. A volte ci troviamo di fronte
soggetti che sono molto scissi fra l’esterno e l’interno. Questo aspetto deriva
dalla matrice di vulnerabilità che sta nel loro percorso evolutivo e che noi affrontiamo
con particolare attenzione agli aspetti traumatici. Il lavoro è
multidimensionale: da una parte vede il fattore forzoso della legge, che ci
permette di contattarli perché queste persone non sono portatrici di una
domanda di salute che bisogna costruire. L’altra dimensione è il sapere clinico
e criminologico e gli interventi psico-socio-educativi per sviluppare le
potenzialità relazionali e emotive interne che consentano di elaborare la sofferenza che parte da questi
agiti che si scaricano sugli altri. In Italia, dal punto di vista degli esiti
di efficacia, ci stiamo accodando recependo, innanzitutto, le carte internazionali
che si sono espresse già da più di un decennio, e le pratiche operative sono,
seppur non diffuse, molto efficaci. I nostri interventi al momento prevedono
due tipologie: uno di tipo extramurario e uno intramurario. Sia quello in
carcere che sul territorio, ci stanno dando soddisfazioni soprattutto con
riferimento al paramento relativa all’evitamento delle recidive. Da questo
punto di vista - ha concluso Giulini - il
lavoro sul maltrattante ed il violento nelle relazioni strette deve essere un
lavoro metodico, continuativo che porti le persone a sentirsi agganciate a
riferimenti che vanno al di là della durata della pena, e a sentire il bisogno
di hanno corrimano psicologico ed educativo. Stiamo ancora elaborando i dati
che tuttavia ci incoraggiano a costruire un modello operativo integrato dove
vari agenti si incrocino e prendano in carico complessivamente il problema. La
sfida del futuro è quello dell’evitamento e della prevenzione della
vittimizzazione secondaria”.
Entusiasta dell’occasione convegnistica la dott.ssa Fabiola Furnari, Sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Caltanissetta. “Oggi è una data importante per il tema che riguarda gli aspetti correlati al trattamento del soggetto maltrattante – ha detto la dott.ssa Furnari - sentiamo parlare della legge del 2013 che ha molto innovato la prevenzione della violenza di genere ma lo spazio rilevato al maltrattane non è sufficiente. Possono essere implementati molti interventi meritevoli, se ne discute, si sta pensando in larga parte d’Italia e in Sicilia a protocolli per il lavoro sul maltrattante così come sulla violenza di genere per affrontare interventi in ottica preventiva. Si potrebbe fare un lavoro specifico sul divieto di avvicinamento, sull’obbligo di allontanamento dal domicilio e sulla modifica della recidiva. La tematica che riguarda l’aspetto del maltrattane merita un approfondimento che ancora non ha avuto. Si deve fare prevenzione primaria pensando a controlli stringenti sul territorio così come per i casi di evasione e le misure cautelari che portino anche ad aggravamenti di pena. Vanno approfonditi anche aspetti connessi con le misure di sicurezza, una rivisitazione del concetto di pericolosità e la sua valutazione in ambito giuridico”. In quanto alla vittima di violenza, la dott. ssa Furnari ha poi introdotto il tema del codice rosso e della tempistica imposta dal codice, ritenuta in qualche modo stringente anche dalla dott.ssa Marisa Scavo, Sostituto Procuratore del Tribunale di Catania, soprattutto rispetto alle esigenze di sostegno e di rielaborazione del vissuto traumatico da parte della donna in vista dell’interrogatorio e del processo. La dott.ssa Scavo ha inoltre riferito lo stato psicologico in cui spesso versano le donne denuncianti, su cui grava la colpa di aver messo in grave pericolo il proprio equilibrio economico e quello dei propri figli e che per questo, non raramente, tendono a ritrattare nei tre giorni successivi alla denuncia. Importantissimo, anche a tale fine, la circolarità del informazioni tra penale e civile e l’obbligatorietà dello scambi di notizie ai fini della tutela e della sicurezza delle vittime di violenza. Anche il Prefetto di Caltanissetta dott.ssa Cosima Di Stani, ha descritto la lotta delle donne che denunciano contro la stereotipia e lo stigma sociale, del fondamentale ruolo svolto delle reti di solidarietà nella gestione e nel supporto nei casi di allontanamento dal domicilio familiare e della difficoltà di ottenere uno stato di paritarietà meno apparente da parte della donna a fronte di un modello familiare nuovo ma che soffre ancora dei retaggi culturali degli anni ’50. Altro tema molto delicato e al centro degli interventi dei magistrati sono stati il concetto di pericolosità, la flagranza di reato, le attenuanti applicate non di rado alle recidive e alla difficoltà di controllare il territorio in considerazione di una relativa disponibilità di risorse. Rivolto alla dimensione della tutela del minore vittima di violenza è stato l’intervento della dott.ssa Gabriella Tomai Consigliere della Corte d’Appello di Caltanissetta a proposito dei casi di violenza assistita e di allontanamento che non sempre sembra rappresentare sempre la soluzione alla prevenzione delle recidive nei casi di violenza domestica. La dott.ssa Tomai ha inoltre ricordato che l’art. 315bis sancisce i diritti e i doveri dei figli, lesi tutti nei casi di violenza e con gravi riverberi nell’ambito del percorso evolutivo e funzionale del minore e ha ricordato, al termine del suo intervento, quanto il concetto di femminicidio, certo utile ad innalzare l’attenzione sulla dimensione criminosa e violenta del fenomeno, debba essere gradatamente abbandonato a favore del concetto di violenza nelle relazioni di prossimità, tanto più calzante nei casi delle famiglie omogenitoriali e poligamiche e in un’ottica multietnica che rispecchia l’attuale quadro sociale. La dott.ssa Maria Grazia Vagliasindi, nel suo intervento deciso, ha richiamato ad una responsabilità per la presa in carico corale da parte di tutte le agenzie educative, dalle primarie alle vicarie, rilevando l’esigenza di professionalità medico sanitario in ambito giuridico, tanto più necessarie a fronte dell’emergere dei fenomeni di violenza e della necessità di trattamenti multidimensionali e multi professionali i grado di non lasciare nessuno indietro. Anche la violenza on line tra le forme di violenza nei confronti delle donne e dei minori citate nell’ambito del convegno. “Lo spazio virtuale - ha detto la dott.ssa Eleonora Indorato referente area tutela minori del CEFPAS – è caratterizzato dall’assenza di spazi fisici, in cui le principali dimensioni della comunicazione ovvero relazione e contenuto perdono il loro significato originario e nel processo di trasferimento dalla fonte al ricevente sono contaminate da variabili condizionate dall’assenza di un feedback di tipo analogico. Fenomeni come l’hate speeching e reati come il cyber bullismo e il revenge porn ne sono un evidente esempio”. I lavori del convegno si sono conclusi alle ore 18.00 con soddisfazione di tutti i presenti.
V. botta, botta@cefpas.it
In erogazione da Aprile il Corso di Formazione per Preposti, in modalità BLENDED
Ai
sensi dell'art 37 del D. lgs 81/08 e come disciplinato nei contenuti
dall'Accordo Stato-Regioni n°221 del 21 dicembre 2011 (formazione particolare
aggiuntiva per il preposto), i preposti necessitano di una formazione specifica
obbligatoria che li metta in condizione di poter comprendere
adeguatamente il proprio ruolo, i propri obblighi e le responsabilità in
materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Il CEFPAS, che dal 2012 realizza ed eroga analoghe attività formative in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro fra cui Aggiornamento obbligatorio per tutti i lavoratori, 6 ore online; Salute e sicurezza per Dirigenti, 16 ore on line; Formazione di base per Neo-Assunti, 4 ore online ha deciso di potenziare il proprio catalogo corsi inserendo anche questa attività disponibile a partire dal 30 aprile on line in piattaforma Cefpas E-Learning – http://cefpaselearning.com .
L’inizio dell’attività è prevista per il 30 aprile e la chiusura per il 28 giugno. E’ possibile iscriversi fino al 18 aprile 2019.
Per iscriversi, basta compilare il form disponibile all’indirizzo: http://formazione.cefpas.it/course/view.php?id=2433
Destinatari del corso sono i Responsabili di funzione, servizio, area o settore, i capireparto, capisquadra, capisala, capiturno, e più in generale tutti coloro che ricadono nel ruolo di preposto, con o senza investitura formale (quindi anche di fatto), in quanto in posizione di preminenza rispetto ad altri lavoratori. E' previsto un passaggio obbligatorio con l'Uff. di Formazione ed il Servizio PP per la verifica dei requisiti in ingresso. Saranno selezionati fino ad un massimo di 35 operatori per l’attività residenziale; mentre per l'attività E-Learning saranno erogate aule fino ad un massimo di 300 partecipanti.
La durata del corso è di 8 ore, di cui 4 online e 4 residenziali. Ai sensi del paragrafo 5 degli Accordi Stato-Regioni 2011, alcuni argomenti possono essere fruiti anche in modalità e-learning, mentre le successive 4 ore saranno da completare in aula: il Corso di Formazione per Preposti, erogato in modalità BLENDED prevede quindi una formazione mista, residenziale e online in piattaforma tecnologica Cefpas E-Learning. Per la residenziale sarà successivamente comunicata la data.
Per questo corso è stata avanzata richiesta di accreditamento ECM regionale per tutte le figure contemperate dal sistema. Per la parte FAD/E-L (4 ore online) la Commissione regionale ha assegnato 6 crediti ECM.
Il corso è gratuito per gli operatori a tempo indeterminato delle aziende dell'SSR, e a tempo determinato se opportunamente segnalati dagli uffici di formazione aziendali.
Maura I. Cascio, cascio@cefpas.it
Aperte le iscrizioni alla seconda edizione dell’Executive Master “Risk Communication Management gestire e comunicare il rischio e la crisi in Sanità”
È già possibile inviare la
propria domanda di ammissione su http://formazione.cefpas.it/enrol/index.php?id=2645
alla seconda attesa edizione dell’Executive
Master in RISK COMMUNICATION MANAGEMENT Gestire e Comunicare il Rischio e la Crisi in Sanità che partirà il
prossimo 25 settembre.
Destinato ai livelli dirigenziali del sistema sanitario con l’obiettivo di affrontare il delicato rapporto tra management sanitario e organi di stampa, gestione e comunicazione del rischio clinico e risoluzione degli scenari di crisi organizzativa nelle Aziende Sanitarie, l’Executive Master del CEFPAS ha già destato grande attenzione sia a livello regionale che nazionale.
Come d’abitudine, l’apertura delle seconda edizione sarà affidata ad una personalità di spicco del mondo del Risk Management e della Comunicazione di Crisi.
Responsabile scientifico del percorso executive sarà ancora Tommaso Mannone, Responsabile scientifico del percorso Executive Master e Risk manager dell’Azienda A.O.O.R. Villa Sofia-Cervello di Palermo, che ha già curato con ottimi risultati la realizzazione della prima edizione: -“L’Executive Master in RISK COMMUNICATION MANAGEMENT - Gestire e comunicare il rischio e la crisi in Sanità nato con l’obiettivo di rispondere ad una crescente richiesta formativa in ambito di Clinical Risk Management ha affrontato le attuali tematiche relative agli standard di qualità e sicurezza delle cure. I partecipanti alla prima edizione del Master, attraverso l’articolato percorso formativo, hanno sviluppato consapevolezza degli strumenti del Clinical Risk Management e soprattutto capacità critica di utilizzo degli stessi. La competenza e lo spessore dei docenti che si sono avvicendati nei vari moduli ha fornito ai discenti oltre al supporto didattico tradizionale, anche una capacità di problem solving da applicare nella pratica lavorativa quotidiana. Gli aspetti relativi alla comunicazione interna ed esterna alle strutture ospedaliere hanno destato grande interesse costituendo di fatto uno dei principali aspetti innovativi del percorso didattico”.
“Rilanciamo la sfida di un percorso didattico di livello executive che consente di coniugare tanto gli aspetti legati alla dimensione della clinical governance e del risk management tout court quanto l’aspetto cruciale e strategico della comunicazione, esiziale per qualsiasi azienda sanitario ospedaliera - ha recentemente dichiarato il Direttore della Formazione del CEFPAS Pier Sergio Caltabiano - Il valore aggiunto dell’Executive Master in RISK COMMUNICATION MANAGEMENT del CEFPAS è rappresentato dalla possibilità di connettere i professionisti della salute – direttori di presidio, di dipartimento, di struttura complessa, responsabili di area clinica – con i professionisti della comunicazione coinvolti nella gestione dell’unità di crisi. Il nostro auspicio è quello di diffondere un modello organizzativo innovativo che, grazie al percorso didattico, assuma concretezza sempre maggiore in ambito aziendale a tutela del diritto alla qualità e sicurezza delle cure e nell’interesse tanto dei sanitari quanto della popolazione”.
Valentina Botta, botta@cefpas.it
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